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“Nell’ultima videochiamata con mia mamma l’ho vista allettata, aveva lo sguardo perso e la bocca storta. Ho chiesto cosa avesse: nessuno mi ha detto che era Covid”. Era il marzo del 2020 l’ultima volta che Angela è stata messa in contatto con la madre, ospite del Pio Albergo Trivulzio durante la prima ondata Covid e lo ha ricordato oggi, fuori dall’aula bunker di piazza Filangieri a Milano dove è in corso l’udienza per il conferimento degli incarichi per la perizia che dovrà fare chiarezza sulle morti nella Rsa.

“Mio suocero è stato ricoverato il 20 marzo per una riabilitazione ed è deceduto il 20 aprile”, ha raccontato un’altra familiare. “Abbiamo capito che qualcosa non andava quando lui non era mai raggiungibile al telefono. Poi è stato immobilizzato a letto senza nostra autorizzazione. Era una persona indipendente, ma siamo venuti a conoscenza che si lamentava delle cinghie troppo strette. Nell’ultima chiamata lo abbiamo visto con l’ossigeno, ma ci hanno detto che aveva solo qualche lineetta di febbre”.

L’infettivologo Massimo Galli e il virologo Fabrizio Pregliasco sono stati scelti, tra gli altri, come consulenti della difesa del Pio Albergo Trivulzio: “Non è necessario che questa inchiesta vada avanti. Ci sono alcuni elementi fondamentali ed evidenti: al Trivulzio non avevano la possibilità di fare tamponi. A livello internazionale una parte di anziani si è infettata in maniera del tutto asintomatica”, ha detto Galli.

ANSA

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