Che ci fa il Colosso di Costantino negli spazi contemporanei di Fondazione Prada? E la monumentale Testa di cavallo di Donatello? All’accostamento eclettico di epoche e stili siamo più che abituati, ma nessuna mostra prima d’ora aveva mai indagato sui significati che l’arte può assumere una volta svincolata dal contesto d’origine. Con l’allestimento di Rem Koolhas/OMA e oltre 60 opere preziose arrivate da musei come il Louvre di Parigi, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, la Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen, gli Uffizi di Firenze, il MANN di Napoli, i Musei Capitolini, la Galleria Borghese e i Musei Vaticani di Roma, Recycling Beauty esplora il tema del riuso dell’arte antica, facendo spazio a considerazioni che spesso hanno a che fare con il presente.
Prospettiva in Cisterna
Analisi storica, scoperta e immaginazione sono i tre ingredienti dell’itinerario costruito dai curatori con i designer Rem Khoolas/OMA e Giorgio Margheri. Negli spazi del Podium, un paesaggio di plinti bassi invita a percepire le opere come un insieme, per poi osservarle in un esame ravvicinato accomodandosi su sedie da ufficio. Nella Cisterna, invece, il visitatore si avvicina ai pezzi gradualmente, guardandoli da punti di vista diversi: prima dall’alto, come su un balcone, poi entrando in stanze dedicate. L’allestimento mette in evidenza la bellezza e il valore di ciascun reperto, ma anche il suo ruolo di testimone di migrazioni, evoluzioni e cambi di significato, sottolineando come il passato non sia dato una volta per tutte, ma sia piuttosto un fenomeno instabile, in continua trasformazione.
La Testa di cavallo di Donatello
Moltissime sono le storie da scoprire lungo il percorso. Alcune riguardano opere quasi mitiche, come la celebre Tazza Farnese, che prima di approdare al Museo Archeologico di Napoli ha attraversato mezzo mondo, adattandosi alla cultura di ogni corte e di ogni paese: dall’Egitto a Roma e a Bisanzio, dalla Persia ai palazzi di Federico II e Lorenzo il Magnifico. O come la Testa di cavallo di Donatello, che fino a poco più di vent’anni fa era ritenuta una scultura greco-romana, destino condiviso dalla statua “di Paride” già collocata su una guglia del Duomo di Milano, che indagini recenti hanno rivelato risalire “soltanto” al XVI secolo. Opere fraintese e rivitalizzate dall’uso, o addirittura salvate da un equivoco, opere smembrate, disperse e tagliate in più parti, ciascuna con un proprio destino, si raccontano in una lunga maratona, come recuperando la propria voce. Due sale della Cisterna sono riservate alla colossale statua di Costantino dei Musei Capitolini, tra i più significativi esempi di scultura romana tardo-antica. Due enormi frammenti marmorei – la mano e il piede dell’imperatore – sono accostati a un’inedita ricostruzione del colosso in scala 1:1, che mostra come quest’opera sia in realtà la rielaborazione di una più antica statua di culto, probabilmente l’immagine di Giove.
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