A mettere insieme questo monumentale arsenale artistico – ben diecimila pezzi, tra stampe e disegni – era stato il principe Alberico XII Barbiano di Belgioioso, uno dei maggiori collezionisti della Milano d’età neoclassica, funzionario del governo austriaco, amico di Ugo Foscolo e grande amante delle arti e delle lettere.
Un lavoro di ricerca
Rimasta fino ad oggi nell’ombra
Questa raccolta, specchio di tutto quello che era reperibile sul mercato europeo nel Settecento, era rimasta finora nell’ombra, superata in fama dalla più celebre collezione di dipinti appartenuta al Principe Alberico e dalla quale provengono pezzi come la Madonna Litta di Boltraffio, oggi all’Ermitage di San Pietroburgo, e la Dama del Pollaiolo del Museo Poldi Pezzoli.
Ma chi era questo nobile collezionista innamorato del disegno?
“Alberico XII Barbiano di Belgioioso – spiega la curatrice della mostra Alessia Alberti, conservatore presso il Gabinetto dei Disegni e Raccolta delle Stampe “A. Bertarelli” al Castello Sforzesco di Milano – è un nobile milanese che vive nel pieno del XVIII secolo ed eredita il titolo di principe dal padre Antonio che lo aveva ricevuto per primo per il suo impegno nella guerra dei Sette anni. Grazie ai suoi diversi incarichi diplomatici in Europa Alberico viaggia moltissimo, acquisisce una cultura europea, raduna una raccolta che vanta i nomi più illustri nell’ambito del collezionismo delle stampe e dei disegni”.
Dei diecimila disegni in origine presenti in collezione, 400 sono giunti al Comune di Milano donati nel 1943 dalla famiglia Trivulzio che li aveva ricevuti per via ereditaria nel corso dell’Ottocento. Nel 1864 l’ultima erede di Alberico XII aveva infatti sposato un Trivulzio dando avvio alla fusione del patrimonio familiare.
C’è un motivo, in particolare, che induce a visitare la mostra.
“La scoperta che ora presentiamo nella circostanza di questa mostra – continua Alberti – è proprio l’aver riallacciato questo nucleo di disegni e stampe, che si credevano frutto del collezionismo Trivulzio, all’attività collezionistica di Alberico, rintracciando le sue radici in un Settecento che guarda all’Europa. E poi grazie al lavoro di preparazione della mostra, durato due anni, abbiamo potuto mettere a fuoco diverse figure del Seicento lombardo, come l’intera famiglia Procaccini fino a Ercole il Giovane, mostrando il passaggio dalla cultura figurativa dell’Emilia Romagna a quella Lombarda e poi il formarsi della cultura lombarda attraverso la seconda accademia Ambrosiana con alcune scoperte legate ai nomi di Busca o Lanciani”.
La mostra offre l’opportunità di ammirare quaranta lavori dell’intera collezione, mentre tutte e 400 le opere, già disponibili online sul sito delle Raccolte Grafiche, si potranno “sfogliare” all’interno del catalogo, prossimo alla pubblicazione.
Tra le chicche che attendono il visitatore spiccano cinque lavori di Albrecht Dürer che lo stesso artista aveva definito “i miei capolavori”. San Girolamo nello studio, La Grande fortuna – che stupisce con i suoi neri intensi – e il celebre Sant’Eustachio. Caratterizzato da un goticismo, da un’accurata ricerca dei dettagli, da un senso di horror vacui che permea l’intera composizione. Un assaggio, insomma, di quelle che Giuseppe Bossi, nello stilare le opere di Alberico, aveva definito “le prove più importanti”.
Un giovane Luca Cambiaso
Una scoperta riguarda un’opera giovanile di Luca Cambiaso, un lavoro di grande intensità. Ispirato alla conoscenza di Michelangelo e agli artisti a lui più vicini come Perin del Vaga. In mostra troviamo opere come un misterioso Battesimo di Cristo, eseguito su carta preparata rosa, dell’ambito di Pellegrino Tibaldi. E uno straordinario frammento di cartone di Federico Barocci, preparatorio per la pala della Madonna del Popolo (oggi alle Gallerie degli Uffizi), “Un cartone in perfetto stato di conservazione che attesta il modo di lavorare all’interno delle botteghe. Rivelando un Federico Barocci migliore in questo caso nel disegno rispetto alla resa finale in pittura, con un’alta resa naturalistica di questo personaggio di profilo”.
La sezione più consistente di disegni riguarda il Seicento, con decine di fogli provenienti dalle botteghe dei Procaccini. E un piccolo nucleo di fogli romani legati a Pietro da Cortona e a Carlo Maratti. Non mancano nuove attribuzioni formulate per il Seicento lombardo, da Carlo Francesco Nuvolone a Carlo Cornara, dal Legnanino ad Andrea Lanzani.
“Quello che abbiamo oggi al Castello Sforzesco rappresenta circa un terzo della collezione iniziale di Alberico XII. Non conosciamo quale destino abbia avuto il resto della collezione. Probabilmente era stata venduta dalla famiglia prima della fine dell’Ottocento” continua Alberti.
L’arresto
Il collezionismo di Alberico cessa purtroppo bruscamente con l’inizio degli anni Novanta del Settecento quando per il principe, ormai settantenne, iniziano i primi problemi economici. Con la venuta di Napoleone Bonaparte durante la sua prima campagna in Italia nel 1796 e la successiva conquista di Milano. Il collezionista, giudicato collaborazionista del governo austriaco, viene arrestato il 24 maggio. Rilasciato, decide di allontanarsi dalla vita pubblica. Si rifugia nella propria residenza di campagna, il castello di Belgioioso, nei pressi di Pavia, circondato dall’affetto di letterati come Foscolo.
In mostra la quotidianità del collezionista passa attraverso l’esposizione, in un’apposita vetrina, di alcuni documenti dell’epoca di Alberico XII, tra inventari, lettere, ricevute originali relative all’acquisto dei disegni, esposti accanto ai prestiti dell’Archivio Storico Civico, della Biblioteca Trivulziana del Castello Sforzesco e della Fondazione Brivio Sforza.
La Fondazione Brivio Sforza di Merate ha prestato l’inventario stilato nel 1813 da Giuseppe Bossi alla morte di Alberico con l’elenco. Accanto la stima, di tutte le stampe e dei disegni. Poi, elemento di prova dell’appartenenza originaria ad Alberico dell’intero corpus.
Principe di Belgioioso
La mostra dedicata ai disegni del Principe di Belgioioso, che rinnova l’interesse per questa figura. E’ solo una delle tante attività accolte nelle Salette della grafica del Castello Sforzesco, che espongono a rotazione il patrimonio del Civico Gabinetto dei Disegni. Nato negli anni Venti del Novecento, e oggi scrigno dei 35.000 disegni di maestri italiani e stranieri dal Quattrocento ai giorni nostri.
Intanto, il calendario di mostre delle Salette della grafica guarda già al 2023. In agenda un’esposizione di arte contemporanea dedicata a Giovanni Frangi e alla sua produzione, una mostra estiva intitolata “Saluti da…”. Una serie di cartoline, manifesti, scatole di fiammiferi, copertine di riviste legate al tema del viaggio. In autunno, un affondo sul disegno antico attraverso la tecnica della matita rossa.
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